FRODI ALIMENTARI: SEQUESTRATI FALSI PRODOTTI BIOLOGICI
La Guardia di Finanza di Verona ha sequestrato fabbricati e terreni per un valore di oltre 2,7 milioni di euro all'amministratore di una società per azioni di Casaleone (Verona).
COLTIVARE LE TERRE ABBANDONATE
La proposta di Marco Tacconi è semplice, ci sono tantissimi terreni agricoli incolti e abbandonati, perchè non sollecitare i proprietari che sono interessati a metterli a disposizione?
AIUTIAMO I BAMBINI A MASTICARE LENTAMENTE
Questa maledetta fretta e l’abitudine del “mordi e fuggi”, trasferita ormai anche all’alimentazione, ci portano a ingoiare il cibo invece di masticarlo. Complici anche i tanti prodotti alimentari di cui la pubblicità decanta la sofficità che, una volta messi in bocca, scivolano difilato giù nello stomaco.
GLI ORTI SPUNTANO PURE NELLE AZIENDE
Gli orti urbani hanno ormai superato la fase di semplice moda se, secondo i dati della Coldiretti, circa 21 milioni di italiani che stabilmente o occasionalmente coltivano l’orto o curano il giardino.
TORINO E' LA CITTA' DEI VEGANI
Torino è una città veg. Parlare di numeri non è semplice, ma i vegani a Torino sono tanti, tantissimi. «Forse più che qualsiasi altra città, basta vedere quanti punti vendita di cibo vegano ci sono, e non solo cibo».
domenica 28 ottobre 2012
UNA VALANGA DI...VELENI IN FRUTTA E VERDURA
sabato 27 ottobre 2012
L'OMS E' FINANZIATA DAI GIGANTI DEL “CIBO SPAZZATURA”
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- La Pan America ha accettato $ 50.000 da Coca-Cola, $ 150.000 da Nestlé e $ 150.000 da Unilever
- Per la lotta all’obesità si basa sugli studi e sui consigli dell’industria alimentare stessa
mercoledì 24 ottobre 2012
CHI HA AUTORIZZATO GLI OGM IN ITALIA ?
lunedì 22 ottobre 2012
INDUSTRIA DELLA CARNE, OGM E SCHIAVITU' MINORILE
Molte di queste creature muoiono ancor prima di essere condotte al mattatoio. Queste usanze non riguardano solo l’industria dei fast food, ma l’intera filiera di carne convenzionale. Sarebbe meglio mangiare meno carne possibile, ma se non se ne può fare a meno, bisognerebbe orientarsi verso la produzione ecologica (carne biologica), in cui la scelta dei mangimi è disciplinata da rigide norme, atte a garantire condizioni di allevamento decenti. Dal 1996 le multinazionali americane includono anche mangimi modificati nelle loro spedizioni verso l’Europa. Affermano che per risolvere il problema della fame nel mondo abbiamo bisogno della tecnologia genetica, perché consente di produrre maggiori quantità di cibo. In realtà oggi viene prodotto già più nutrimento di quanto possa esserne consumato. In Europa ogni giorno vengono distrutte grandi quantità di alimenti che non possono più essere venduti. L’interessante film “We feed the world”, mostra ad esempio come solo a Vienna ogni giorno venga gettata via una quantità di pane pari a quella consumata a Graz, la seconda città austriaca per grandezza. Il problema non è la penuria di cibo, ma l’iniqua distribuzione delle risorse agricole. La tanto lodata tecnologia genetica non rappresenta quindi una soluzione, anzi, peggiorerebbe le cose perché ci renderebbe tutti più dipendenti dai grandi gruppi industriali. L’obiettivo delle aziende dell’industria genetica è proprio questo: arrivare a controllare l’agricoltura e l’intera produzione alimentare mondiale.
Come possono riuscire in questo intento? Innanzitutto facendo brevettare le piante modificate geneticamente e i loro semi, adducendo come giustificazione il finanziamento del settore della ricerca. Ora, per usare le piante ed i semi il contadino è obbligato a pagare una tassa salata di brevetto. Questo vale anche se il contadino ottiene nuovi semi dalle piante, procedimento che, a memoria d’uomo, ha sempre costituito la base dell’attività agricola: il contadino coltiva, ad esempio, grano e utilizza i nuovi semi per la semina successiva. Ora questa procedura viene proibita dalle aziende. La scienziata indiana Vandana Shiva a proposito di questa manovra condotta dalle aziende dice: “In una sorta di contratto di schiavitù, al contadino viene vietato di riutilizzare le sementi, cosa che è sempre stata un suo diritto. La coltivazione in proprio viene considerata fuori legge. Le normali attività contadine vengono classificate come crimini per i quali si può essere perseguiti, puniti e arrestati. Si configura così la minaccia di una nuova forma di schiavitù, nella quale non solo i contadini, ma interi Paesi rischiano di perdere i loro diritti”.
I più piccoli di loro hanno solo 6 anni. A piedi nudi spingono l’aratro nella terra. Chi si ferisce ha diritto ad uno sputo sulla ferita, come una sorta di disinfettante, per poi continuare a sgobbare. Molti di loro muoiono presto, al seguito dei massacranti lavori pesanti che sono costretti a subire. O semplicemente vengono gettati via come oggetti. Responsabile di queste condizioni è, per quanto assurdo possa sembrare, la ricchezza del Paese, in quanto la Costa d’Avorio è il maggior produttore di cacao nel mondo. L’80% delle importazioni tedesche proviene dall’Africa Occidentale. A rendere schiavi i bambini non è l’avidità dei proprietari delle piantagioni. Molti di loro non hanno scelta, in quanto il margine di profitto dei piccoli agricoltori arriva a malapena a ricoprire le spese per la sopravvivenza. Un’azienda media guadagna 340 euro circa con il raccolto di un anno. Questa cifra è dovuta ai prezzi bassi di mercato dettati dalle grandi aziende alimentari dell’Europa e del Nord America.
Aziende come la Nestlè, Kraft, Ferrero, Mars lavorano il cacao per ottenere la cioccolata. Queste aziende, nelle loro variopinte brochure, si vantano di fare il possibile contro la schiavitù minorile, ma al tempo stesso costringono gli agricoltori a produrre a basso costo. I proprietari delle piantagioni in questa maniera non sono in grado di pagare salari adeguati, e la schiavitù minorile costa loro non più di una ciotola di farinata di mais al giorno. Nel 2001 le aziende alimentari leader nel settore, sotto la pressione dell’opinione pubblica, si impegnarono a far sì che entro il 2005 non ci fossero più bambini schiavi nelle piantagioni dei loro fornitori in Africa. Questo non avvenne. Così venne stabilita un’altra data: il primo luglio del 2008. Tuttavia, nonostante la nuova data stabilita, le aziende continuano a non essere in grado di garantire una completa abolizione della schiavitù minorile nelle piantagioni.
mercoledì 17 ottobre 2012
MANGIARE BIOLOGICO: LA CONSAPEVOLEZZA BATTE LA CRISI











